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L'aumento dell'imposta di soggiorno previsto per il 2026 suscita forte preoccupazione tra gli operatori dell'ospitalità. Le associazioni di categoria avvertono che un nuovo rincaro potrebbe incidere sulla stabilità economica delle strutture ricettive e sull'attrattività delle destinazioni italiane.

A suscitare queste reazioni sono le nuove disposizioni approvate dal Governo, che definiscono come verrà applicata la tassa di soggiorno nel 2026, tra aumenti dei massimali e nuove regole sulla destinazione dei proventi.

Le nuove disposizioni per il 2026

Il Decreto Anticipi, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 14 ottobre, proroga per un altro anno la possibilità per i Comuni di aumentare la tassa di soggiorno, confermando le disposizioni introdotte nel 2025 per l'Anno Giubilare. In base al provvedimento, i capoluoghi potranno spingersi fino a 7 euro a notte, mentre nelle città d'arte il tetto salirà a 12 euro. Inoltre, in occasione dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali Milano-Cortina 2026, i Comuni che ospiteranno le competizioni potranno applicare un incremento aggiuntivo fino a 5 euro a notte per persona.

In pratica, a Milano l'imposta potrà passare dagli attuali 7 a 12 euro, mentre a Venezia si potrebbe arrivare fino a 15 euro a notte. Non si tratta di un obbligo, ma di una facoltà che ciascun Comune potrà esercitare in base alla propria pressione turistica e alle esigenze di bilancio. 

A questa proroga si aggiunge una novità contenuta nella Manovra 2026, che modifica la ripartizione del gettito. Il 30% dei ricavi extra non resterà più ai Comuni, ma sarà trattenuto dallo Stato e destinato a fondi per l'inclusione delle persone con disabilità e l'assistenza ai minori. Una scelta che alcune associazioni hanno già definito una forma di "esproprio turistico", in quanto riduce le risorse disponibili per i territori che vivono di accoglienza.

Le reazioni delle associazioni e dell'ANCI

Questi provvedimenti hanno suscitato la reazione compatta delle principali organizzazioni del settore turistico-ricettivo - Confindustria Alberghi, Federalberghi, Assohotel e Faita - che in una nota congiunta hanno espresso profonda contrarietà alla misura. Secondo le associazioni, le imprese attendevano una riduzione della pressione fiscale, non un nuovo aumento, e ricordano che l'imposta di soggiorno è una tassa di scopo.

Per legge, infatti, il gettito dovrebbe essere destinato a migliorare i servizi turistici e la qualità dell'accoglienza. Per questo, gli albergatori chiedono di limitare gli oneri amministrativi legati alla riscossione, che ricadono direttamente sulle strutture, e di garantire maggiore trasparenza e tracciabilità nell'impiego delle risorse.

Critica anche la reazione dell'ANCI, che attraverso il presidente Gaetano Manfredi ha espresso contrarietà alla nuova impostazione della misura. Pur apprezzando la proroga dei limiti massimi dell'imposta di soggiorno anche per il 2026, l'associazione dei Comuni si è detta preoccupata per la decisione di destinare una quota del gettito aggiuntivo alle spese per l'inclusività e l'assistenza ai minori, ritenendo che si tratti di una soluzione temporanea e incerta, che finisce per scaricare sui bilanci comunali costi che dovrebbero essere sostenuti dallo Stato.

Inoltre, Manfredi ha ricordato che la tassa di soggiorno era nata per compensare i costi dell'overtourism - dai rifiuti alla manutenzione dei monumenti - e non per coprire voci di spesa nazionale, ribadendo la necessità di mantenere il tributo legato alla sua finalità originaria.

Secondo le elaborazioni dell'Osservatorio Nazionale sulla Tassa di Soggiorno di Jfc, il gettito complessivo potrebbe raggiungere 1,3 miliardi di euro nel 2026, con un incremento stimato di circa 300 milioni rispetto al 2025. Un dato che evidenzia il crescente peso dell'imposta per il sistema turistico italiano e rafforza la richiesta, condivisa da amministratori e operatori, di una gestione più trasparente e coerente delle risorse.

Tassa di soggiorno 2026: le città dove si pagherà di più

Gli incrementi interesseranno soprattutto le grandi destinazioni turistiche, dove già oggi l'imposta raggiunge i livelli più alti. A Roma, Venezia e Firenze si potrebbe arrivare fino a 12 euro a notte, mentre in località come Milano e Cortina d'Ampezzo, in vista dei Giochi Olimpici Invernali 2026, si ipotizzano ulteriori adeguamenti. Secondo alcune indiscrezioni, la cosiddetta "tassa olimpica" potrebbe far salire il prelievo fino al 140% in più rispetto agli importi attuali.

La prospettiva di nuovi rincari suscita allarme tra gli operatori, che temono effetti negativi sulla competitività delle destinazioni italiane, soprattutto nei confronti dei Paesi europei dove la pressione fiscale sul turismo resta più contenuta.

 

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