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Dopo il sequestro di 779 milioni ad Airbnb per il mancato pagamento della cedolare secca, arriva la notizia dei controlli fiscali sugli host di Airbnb e Booking da parte della Guardia di Finanza. Sotto i riflettori delle autorità l'applicazione e il versamento della cedolare secca da parte dei proprietari e i gestori dei b&b che operano attraverso le piattaforme di prenotazione online.

Mentre il dibattito sulla tassazione degli affitti brevi tiene banco, sono partiti i controlli del Fisco che riguardano, nello specifico, i contratti stipulati tra i gestori di b&b (senza Partita Iva) e Airbnb tra il 2017 e il 2021. Lo scopo è quello di verificare se la cedolare secca del 21% sugli affitti brevi non versata dalla piattaforma in qualità di "sostituto d’imposta" è stata invece pagata direttamente dal contribuente.

Gli host che non hanno effettuato autonomamente il versamento della tassa, contando invece sul fatto che Airbnb avrebbe provveduto, rischiano di essere sanzionati dalle autorità del fisco. Dimostrare di aver fatto affidamento sul fatto che la piattaforma si occupasse del versamento potrebbe risultare complicato, considerando che bastava verificare gli estratti conto per accorgersi che la trattenuta del 21% non era stata effettuata da Airbnb. 

Se dai controlli fiscali risulta la mancata applicazione della cedolare secca al 21%, gli host rischiano la doppia sanzione

  • in caso di omissione nella dichiarazione del canone di locazione, la sanzione amministrativa varia dal 240% al 480%, con un importo minimo di 500 euro
  • in caso di dichiarazioni infedeli, le sanzioni vanno dal 180% al 360%.

Va precisato che i controlli coinvolgeranno principalmente gli host "non professionali", escludendo i gestori che operano con partita Iva, chi gestisce più di quattro appartamenti e, ovviamente, gli affitti di durata superiore a 30 giorni.

La mossa successiva è incerta, ma i legali delle piattaforme stanno già trattando con la Guardia di Finanza e l'Agenzia delle Entrate per definire gli sviluppi dell'indagine e discutere la possibilità di un accordo. Nel caso specifico di Airbnb la possibilità di giungere ad un accordo con le autorità fiscali potrebbe evitare ulteriori responsabilità per eventuali omissioni fiscali fino al 2023.

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