L'ultimo provvedimento finanziario, proposto dal governo Gentiloni, prevede l'applicazione della cedolare secca al 21% per affitti a breve termine veicolati dai portali di locazione tra privati, come Airbnb. Ma non è tutto. Tra i sessantotto articoli che compongono la cosiddetta "Manovrina", ritroviamo anche quello che impone alle attività di intermediazione (agenzie immobiliari o portali online) di agire come sostituto d'imposta.
Lo scopo è quello di mettere, finalmente, un po' di ordine nella gestione della sharing economy, sia dal punto di vista normativo che fiscale.
Le associazioni di categoria, prima fra tutte Federalberghi, hanno da sempre denunciato un vuoto normativo che non ha fatto altro che incentivare il proliferarsi di attività abusive (per approfondire, leggi l'articolo "Tasse su Affitti Turistici e Airbnb: cosa può cambiare?"). Ed ora, dopo tanto discutere, è stata emessa una norma che regolarizza le locazioni ad uso turistico gestite da Airbnb e altre piattaforme con funzionalità simili.
Quali sono le novità introdotte dall'ultima manovra fiscale?
Nello specifico, la norma che entrerà in vigore dal primo giugno, applica la cedolare secca al 21% per affitti di durata inferiore ai 30 giorni, con validità sia per le case vacanze che per gli immobili affittati tramite portali. La legge, inoltre, stabilisce che i soggetti che esercitano attività di intermediazione (agenzie immobiliari o portali online), dovranno agire da sostituti d'imposta, trattenendo le tasse da pagare. In altre parole, al momento del pagamento, sarà Airbnb (o altri portali simili, oppure le agenzie immobiliari) a trattenere l'importo relativo alla cedolare secca dalla cifra di affitto ricevuta; e sarà sempre il portale a versare tale somma all'erario. In caso di irregolarità e di mancata comunicazione dei contratti la normativa prevede una multa fino a 2.000 euro.
Con l'entrata in vigore della nuova manovra fiscale, sarà di sicuro più semplice disciplinare la gestione degli affitti a breve termine, evitando definitivamente i tentativi di evasione che nella maggior parte dei casi sono frutto di una confusione normativa, più volte denunciata dai gestori di hotel e di altre tipologie di strutture ricettive.