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Una proposta di riforma dell'imposta di soggiorno è attualmente in discussione presso la Commissione Finanze e Tesoro del Senato. L'intento è quello di stabilire regole chiare e uniformi a livello nazionale. Tra le ipotesi al vaglio, l'applicazione di un criterio unico da utilizzare per il calcolo dell'imposta. Nello specifico, la proposta di riforma prevede di usare come parametro il costo della camera, con un massimo del 5% e un tetto giornaliero di 10 euro a persona.

Aggiornamento: La Commissione Finanze e Tesoro del Senato ha dato il via libera alla richiesta di revisione della tassa di soggiorno. Per approfondire, leggi anche "Tassa di Soggiorno: via libera alla revisione dell'imposta. Direttive del Senato e prospettive di cambiamento

L'imposta di soggiorno, introdotta con il decreto legislativo n.23 del 2011, ha concesso a determinati comuni (capoluoghi di provincia, località turistiche e città d'arte) la possibilità di istituire questa tassa per i turisti. Nonostante il governo dovesse stabilire un regolamento generale entro sessanta giorni dall'entrata in vigore del provvedimento, tale documento non è mai stato emesso, portando ciascun comune a operare autonomamente in materia.

Anche l'utilizzo dei proventi dell'imposta non è mai stato definito nel dettaglio. Teoricamente dovrebbero essere destinati a interventi relativi alla filiera turistica, ma manca una rendicontazione chiara sull'impiego effettivo di tali risorse.

La presentazione della proposta di riforma è stata seguita da una serie di osservazioni da parte dei principali attori coinvolti. Dalle preoccupazioni espresse da Confindustria Alberghi riguardo al primato dell'Italia per l'imposta di soggiorno più elevata d'Europa, all'accoglienza positiva di Airbnb per l'impegno del governo verso un'armonizzazione e semplificazione della materia. L'Anci (associazione dei comuni italiani), invece, propone l'obbligo generalizzato per le piattaforme di riscuotere direttamente l'imposta durante la prenotazione e riconoscere a tutti i comuni italiani la facoltà di istituire l'imposta di soggiorno. Al contrario, l'Aigab (associazione italiana gestori di affitti brevi) solleva l'obiezione di un uso eccessivo dell'imposta di soggiorno, che potrebbe compromettere la competitività del Paese.

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