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Il Disegno di Legge sulla regolamentazione degli affitti brevi presentato dal Ministero del Turismo ha suscitato reazioni contrastanti da diverse parti interessate. Le prime critiche sul contenuto della proposta arrivano da Federalberghi, che considera il DDL non in grado di affrontare concretamente il problema della concorrenza sleale e dell'abusivismo nel mercato degli affitti brevi. Anche i sindaci dei comuni italiani (specialmente quelli ad alta densità turistica), si sono mostrati contrari, in quanto non reputano che sia questa la strada da intraprende per risolvere l'emergenza abitativa e garantire la residenzialità dei centri storici.

Analizzando il contenuto, il DDL si concentra principalmente su due aspetti:

  • l'uniformità a livello nazionale sulla gestione degli affitti brevi mediante l'introduzione del Codice Identificativo Nazionale (Cin) 
  • l'introduzione di un "minimum stay", con il quali si impedisce di affittare soluzioni di alloggio per meno di due notti nelle 14 città metropolitane ad alta densità turistica, in particolare nei loro centri storici (tale limite non si applica alle famiglie composte da almeno un genitore e tre figli).

Al momento, questa proposta sembra soddisfare solo i gestori che si occupano di locazioni turistiche e le piattaforme di prenotazione online come Airbnb, in quanto per queste tipologie di attività non sono previsti cambiamenti significativi (basti pensare che i locatori extralberghieri raramente accettano prenotazioni per una sola notte).

Ed è proprio in merito al "minimum stay" che Federalberghi solleva maggiori dubbi sull'efficacia della misura. Considerando che la permanenza media negli esercizi ricettivi italiani è di 3,3 notti, la permanenza minima consentita nelle locazioni turistiche potrà, quindi, essere applicata solo ad una piccola parte dei flussi turistici e in una minoranza di comuni italiani.

A mostrare non poche perplessità sul DDL proposto dal Ministero del Turismo, anche i sindaci delle città ed in particolare quelle ad alta densità turistica, dove si avvertono maggiormente le conseguenze degli affitti brevi. Le città turistiche, infatti, in più occasioni hanno denunciato l'aumento dei canoni di affitto tradizionali, nonché la riduzione delle abitazioni disponibili e la progressiva perdita di residenti e studenti nei centri storici. Per questo i sindaci di 13 città (Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Parma, Bergamo, Lodi, Verona, Padova, Trieste e Rimini), supportati anche dalle associazioni degli alberghi, invocavano una legge nazionale per regolamentare la gestione degli affitti brevi.

Ma le misure contenute nel DDL sugli affitti brevi non hanno dato seguito a queste esplicite richieste, in quanto non concedono ai sindaci la facoltà di intervenire e governare il proprio territorio per risolvere in via definitiva l'emergenza abitativa. 

Il caso Firenze: stop agli affitti brevi nel centro storico della città

Sulla scia di quanto si sta verificando nel resto dell'Europa, dove i sindaci delle città turistiche stanno cercando di limitare il numero di nuove locazioni turistiche, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha annunciato l'adozione di un provvedimento per vietare, nell'intera area Unesco del centro storico, l'utilizzo di immobili con destinazione residenziale per affitti turistici brevi. L'obiettivo è quello di sostenere la residenza nel centro storico e contrastare il problema strutturale degli affitti brevi.

Inoltre, il sindaco Nardella ha annunciato l'utilizzo di incentivi fiscali per i proprietari di immobili destinati ad affitto breve che desiderano tornare a fare affitti a lungo termine, offrendo loro l'azzeramento dell'Imu sulla seconda casa per tre anni.

Con questa decisione, il sindaco di Firenze ha mostrato il proprio disappunto sulla proposta del governo per gli affitti brevi, definendola inefficace per affrontare i problemi legati alla residenzialità, all'aumento dei costi degli affitti e all'impatto dei flussi turistici sul mercato immobiliare.

Dopo l'annuncio del sindaco Nardella, anche la città di Bergamo sta valutando l'adozione di misure simili per contrastare il fenomeno degli affitti turistici brevi. Christophe Sanchez, amministratore delegato di Visit Bergamo, ha infatti chiesto al sindaco di Firenze di poter visionare una copia del regolamento che è in fase di preparazione, in modo da esaminarla con il sindaco Gori e gli uffici del Comune, e valutare le potenzialità e la fattibilità di queste norme.

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