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Il settore turistico è in crescita in Italia: i consumi legati al turismo nel 2022 hanno superato i 57 miliardi di euro nei primi 500 comuni a vocazione turistica. L'88% di questi consumi (ossia 50,3 miliardi di euro) sono stati registrati come presenze ufficiali, mentre il restante 12% (ossia 6,8 miliardi di euro) è rappresentato da presenze "non osservate" (ossia non registrate regolarmente). Queste ultime rappresentano il 23,6% dei flussi turistici, ma generano solo l'11,9% dei consumi, di ricchezza e di occupazione.

Questo emerge dallo studio presentato da Federalberghi, in occasione della 73esima edizione dell'Assemblea Nazionale che si è tenuta dal 12 al 14 maggio a Bergamo e Brescia (Capitale Italiana della Cultura 2023). Nel corso dell'evento, l'associazione di categoria ha voluto presentare i dati raccolti ed elaborati da Sociometrica in collaborazione con il Cfmt, con l'obiettivo di analizzare due modelli di ospitalità turistica, confrontando i benefici economici e occupazionali generati da entrambi.

Il primo modello esaminato è basato sull'ospitalità alberghiera ed extralberghiera regolare, mentre il secondo sulla commercializzazione delle case vacanza (i cosiddetti affitti brevi) non registrate regolarmente. Nel primo caso, l'economia generata dalle presenze ufficiali riesce a finanziare oltre un milione di occupati. L'economia fondata sulle presenze non registrate, invece, genera appena 137 mila posti di lavoro.

Inoltre, ll differente impatto economico e occupazionale tra i servizi alberghieri e le case vacanza dipende dalla diversa organizzazione aziendale e dalle operazioni svolte da entrambi. 

Gli alberghi, grazie alla loro complessa organizzazione aziendale e alla presenza di figure professionali specializzate, riescono a creare interdipendenze economiche e, di conseguenza, produrre occupazione e reddito. Con gli affitti brevi, invece, gli operatori si limitano quasi esclusivamente alla consegna delle chiavi, alla pulizia delle camere e alla manutenzione ordinaria.

In conclusione, lo studio di Federalberghi vuole essere uno spunto di riflessione sull'ospitalità alberghiera e su come questa rappresenti un'importante fonte di occupazione e di sviluppo economico per il territorio italiano. La diffusione degli affitti brevi potrebbe rappresentare una sfida per tale settore, per questo, secondo l'associazione, è necessario trovare un equilibrio tra le diverse forme di ospitalità al fine di garantire un turismo sostenibile e un futuro prospero per il settore.

Non solo affitti brevi...

Nel corso dell'Assemblea Nazionale, oltre alla richiesta di regolamentare il modello di ospitalità basato sugli affitti brevi, Federalbeghi ha sollevato anche altre criticità che riguardano principalmente le assunzioni e l'accesso ai finanziamenti agevolati destinati alla riqualificazione delle strutture ricettive.

In merito alla difficoltà degli albergatori italiani a trovare personale qualificato e non qualificato, il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca ha sottolineato che oltre un quarto dei dipendenti delle aziende alberghiere sono stranieri, e per questo motivo sono necessarie modalità di ingresso e iter burocratici più snelli per i lavoratori stranieri qualificati che raggiungono il nostro Paese, in modo da dare un'ulteriore contributo ai progetti di inclusione.

Inoltre, per risolvere il problema della mancanza di personale sono necessarie specifiche misure sul cuneo fiscale e contributivo. Secondo il comunicato Federalberghi, "per garantire 1.000 euro netti ad un dipendente, il costo per l'azienda è di 30 mila euro". Abbassando il cuneo fiscale e ampliando il sistema di decontribuzione per giovani e dipendenti nel Mezzogiorno, è possibile incentivare le nuove assunzioni e rendere più attraente il settore turistico.

Altra proposta riguarda la richiesta di investimenti per la riqualificazione delle strutture ricettive, attraverso l'istituzione di un bando a sportello che vada a sostituire le modalità (poco pratiche) del click-day. Questi investimenti potrebbero essere finanziati, all'interno del PNRR, con una parte delle risorse provenienti dalla tassa di soggiorno, eventualmente cofinanziati dalle regioni e attingendo alle risorse europee.

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