Le piattaforme online come Airbnb sono diventate sempre più diffuse negli ultimi anni, con il conseguente aumento degli immobili destinati a locazioni turistiche: i cosiddetti "affitti brevi". Tuttavia, la mancanza di una normativa nazionale adeguata ha generato molte controversie, con i sindaci delle città più visitate che tentano di arginare il fenomeno, e il Governo che annuncia misure più restrittive e una normativa nazionale unificata, che tenga conto delle diverse esigenze.
Sindaci e Governo d'accordo per una "stretta"
Mentre i sindaci chiedono di implementare nuove misure a livello nazionale per regolare gli affitti brevi e proteggere le comunità locali, i proprietari delle strutture ricettive chiedono di applicare le regole già esistenti e semplificare alcune procedure per rendere il processo di affitto più trasparente e sicuro.
La ministra del Turismo Santanché ha dichiarato che è necessario regolare il sistema degli affitti brevi, poiché al momento è un vero e proprio "far west". Tuttavia, secondo la ministra, è importante anche tenere conto delle specificità della nostra nazione, al fine di creare una normativa adeguata e sostenibile per il settore turistico.
In questo articolo, esploreremo le ragioni per cui la normativa sugli affitti brevi deve essere rivista a livello nazionale e analizzeremo le diverse posizioni dei sindaci e dei proprietari delle strutture ricettive. Inoltre, esamineremo le diverse proposte per regolare il mercato degli affitti brevi in modo efficace e equo per tutte le parti interessate.
Il dibattito e le proposte
La questione della normativa sugli affitti brevi è al centro di un acceso dibattito tra le parti interessate. Da un lato, ci sono i sindaci delle città d'arte e a maggiore vocazione turistica, che chiedono un intervento a livello nazionale per regolare gli affitti brevi e limitare l'impatto del turismo sulla comunità locale. La ministra del Turismo Daniela Santanché ha espresso il suo sostegno a queste richieste, dichiarando che "il far west deve finire" e che è necessario trovare una soluzione sostenibile per il settore turistico.
Dall'altro lato, ci sono le associazioni di categoria, come ad esempio Confedilizia, che chiedono di "sistemare le regole attualmente in vigore". Queste organizzazioni sostengono che la maggior parte dei problemi associati agli affitti brevi potrebbe essere risolta attraverso l'applicazione delle regole esistenti, piuttosto che attraverso l'introduzione di nuove normative.
Mentre i sindaci e le organizzazioni del settore sembrano avere posizioni divergenti sulla questione degli affitti brevi, entrambe le parti sono d'accordo sul fatto che la situazione attuale non è sostenibile e che è necessario trovare una soluzione equilibrata per regolare il mercato degli affitti brevi.
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha sostenuto la necessità di una legge nazionale per regolare gli affitti brevi e limitare l'impatto del turismo sulla città. Le stesse argomentazioni vengono usate anche da altri sindaci, che hanno espresso preoccupazione per gli effetti negativi degli affitti brevi sulle loro comunità (come ad esempio l'aumento degli affitti a scopo residenziale).
Quali sono le preoccupazioni per una proliferazione incontrollata degli affitti brevi?
Sicuramente il turismo è una delle risorse economiche più importanti in Italia, e il fenomeno degli affitti brevi contribuisce ad arricchire l'offerta ricettiva (si pensi ad esempio ai borghi o a piccole località che sono prive di alberghi e grandi strutture ricettive). Tuttavia, la proliferazione incontrollata degli affitti brevi nelle città d'arte, o nei luoghi a maggior afflusso turistico, può avere diversi effetti negativi:
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Aumento dei prezzi degli affitti: l'offerta di alloggi per affitti brevi, che possono garantire un reddito maggiore rispetto agli affitti tradizionali a lungo termine, può portare ad un aumento dei prezzi degli affitti per gli abitanti locali.
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Speculazione immobiliare: l'aumento degli affitti brevi può incentivare la speculazione immobiliare e la conversione di immobili destinati ad abitazioni in strutture turistiche.
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Congestione del traffico e dell'ambiente: l'afflusso di turisti può causare congestione del traffico e dell'ambiente, con un impatto negativo sulla qualità della vita degli abitanti locali.
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Rischio di gentrificazione: l'aumento degli affitti brevi può portare alla gentrificazione dei quartieri, con la conseguente espulsione delle comunità locali più povere.
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Problemi di sicurezza: la mancanza di controlli sulle strutture turistiche può portare a problemi di sicurezza per i turisti stessi e per gli abitanti locali, oltre a fenomeni di abusivismo ed evasione fiscale.
In generale, i soggetti che invocano una normativa più stringente sostengono che allo stato attuale ci sia un impatto negativo sulla vita degli abitanti locali e sulla qualità della vita delle città d'arte. Per questo motivo è importante che vengano introdotte norme e regolamenti che limitino gli effetti negativi e promuovano una gestione sostenibile e responsabile delle locazioni turistiche.
Regole frammentate o non applicate
Nonostante l'esistenza di regole e normative per gli affitti brevi, molte di esse non vengono applicate correttamente. Senza considerare il fatto che molte disposizioni cambiano da regione a regione.
Secondo la ministra del Turismo Daniela Santanché, è necessario intervenire a livello nazionale per regolamentare il settore e garantire il rispetto delle regole. A tal fine, il Ministero del Turismo ha aperto un tavolo di lavoro con i sindaci e con tutte le associazioni di categoria per discutere possibili soluzioni e proporre una nuova legge nazionale.
Le proposte dei sindaci
La proposta dei sindaci sembra mirare a un equilibrio tra le esigenze dei proprietari di case e appartamenti destinati agli affitti brevi e quelle delle città, che vogliono limitare l'impatto del turismo sui quartieri residenziali e proteggere l'accesso alla casa per i residenti locali. Il sindaco di Bologna Matteo Lepre ha dichiarato:
"L'idea è autorizzare gli affitti brevi sopra i 90 giorni all'anno emettendo delle licenze che dureranno 5 anni. Questo all’interno di una programmazione della città dove si individuano le zone dove queste autorizzazioni possono essere emesse"
La proposta di licenze potrebbe garantire una maggiore controllo sulle attività degli affittuari brevi, mentre l'individuazione di zone specifiche potrebbe evitare la concentrazione di turisti in alcune aree della città e la conseguente pressione sui prezzi degli immobili. Tuttavia, bisogna vedere se questa proposta verrà accolta a livello nazionale e quali saranno le possibili conseguenze sul mercato degli affitti brevi.
Secondo il sindaco di Firenze, Dario Nardella, il fenomeno degli affitti brevi non riguarda solo l'Italia, ma è diffuso in molte altre parti del mondo:
"Il turismo non deve essere considerato un problema ma va governato. Si parla di un fenomeno globale e l’idea che un sindaco da solo possa risolvere un problema globale che riguarda intere nazioni è una assurdità. Per questo chiediamo un intervento a livello nazionale"
Una soluzione efficace dovrebbe quindi considerare le sfide a livello globale e trovare un equilibrio tra le esigenze dei proprietari di case, delle città e dei turisti stessi. In questo senso, un intervento a livello nazionale potrebbe essere la strada migliore per garantire una normativa uniforme su tutto il territorio italiano e, in prospettiva, europeo.
Le associazioni di categoria
Anche le associazioni di categoria partecipano al dibattito e hanno recentemente formulato delle proposte di modifica della normativa attuale.
Confedilizia e altre 12 associazioni del settore hanno formulato delle proposte incentrate sulla semplificazione delle procedure e sulla regolamentazione a livello nazionale del settore degli affitti brevi. In particolare, l'organizzazione propone di ridurre l'onere amministrativo per i proprietari o i gestori professionali degli immobili, attraverso l'introduzione di un unico adempimento per la comunicazione telematica dei dati da fare alla Questura, accompagnato dall'assegnazione di un codice identificativo o numero di registrazione.
In particolare, Confedilizia chiede l'uniformità della normativa nazionale e l'attivazione del Codice Identificativo Nazionale (CIN), un sistema di identificazione univoco dei gestori degli immobili adibiti ad uso turistico che dovrebbe garantire una maggiore trasparenza del settore, già varato nel 2019 ma mai diventato operativo.
Tra le altre proposte delle associazioni, anche quella di abrogare la norma per cui viene considerato imprenditore "il proprietario che intenda locare per periodi brevi più di quattro appartamenti".